Siena, città bellissima, una perla in Toscana, in Italia.

Città ricca, con la sua antichissima università, con la sua antichissima banca.

Cosa ne resta? L’università è sull’orlo della bancarotta. Sedi distaccate, amministrazione elefantiaca, soldi sprecati…? Mah? Nessuno si spiega il buco di milioni di euro. Si chiuderanno dei corsi? La ricerca sarà la più penalizzata? Probabile, come sempre. Basterà per salvare i posti di lavoro in amministrazione, o per salvare i figli, le mogli, e gli amici degli amici che per anni hanno rosicchiato posti di lavoro a dritta e a manca? Forse pagheranno anche un po’ i senesi che per anni hanno offerto agli studenti posti letto in nero a 400 euro in singola, a 250 in doppia. Senza contare che l’università riceve pure donazioni dalla Fondazione del Monte. Pare 9 milioni di euro (si dice qui).

Già la Fondazione non sta meglio, pardon il Monte dei Paschi via. Qualche anno fa, Barbacetto riportò in un divertente articolo gli intrighi che giravano intorno alla storica banca di Siena (qui e qui). In pratica si racconta di come il Monte abbia detto NO alla famosa avventura di Consorte ed Unipol. All’epoca, pareva che i senesi avessero qualche accortezza. Poi non si sa come, anche la banca della piccola città decise di lanciarsi in grandi acquisti. 

Il manifesto dedicò la sua copertina al fatto: Abbiamo una Banca (l’articolo è qui), era il novembre del 2007, e Galapagos del Manifesto scriveva: “E’ nata ieri una grande banca democratica. Nel senso di Partito democratico: l’azionista di riferimento sono i Ds. La nuova banca nasce con l’acquisto da parte del Monte dei Paschi di Siena dell’Antonveneta. Ricordate il «facci sognare» – ancorché ironico – con il quale telefonicamente D’Alema accolse la notizia fornita da Consorte che l’Unipol era in procinto di comprare la Bnl? Quell’affare fallì e le code giudiziarie non mancano. Però il sogno si è realizzato. Ora anche la sinistra ha una sua superbanca e per di più inattaccabile perché, dicono gli esperti, il Monte dei Paschi non è «contendibile»: l’azionista di maggioranza (la Fondazione Montepaschi) ne ha un controllo quasi assoluto fino a quando il comune di Siena rimarrà (auguriamoci a lungo) nelle mani della sinistra senese targata D’Alema.”

Il grande acquisto era (è) la banca antonveneta. 9 miliardi di euro. Cosa ne è stato? mah…i grillini di Siena non sono troppo felici (qui). Dicono che il monte si sia troppo indebitato, che abbia pagato antonveneta più del doppio del suo valore, che Siena sia alla canna del gas. Ora il Monte cerca soldi (qui), ma di questi tempi tira una brutta aria, le banche non sono proprio in buone acque…chi salverà Siena? Forse qualche fondo sovrano venuto dal Medio Oriente? CHi lo sa…

Nel fattempo vedo in TV il discorsone di Veltroni in piazza, parlando della crisi finanziaria cita Samuelsson: “Il percorso che ci ha portato a questo punto è esattamente lo stesso, una ricetta diabolica di avidità, indebitamento, speculazione, laissez-faire, e soprattutto un’infinita incoscienza. ” Forse dovrebbe fare una telefonata ai diessini della Fondazione, e dirlo a loro.